Il percorso di un artista si sviluppa spesso tra sperimentazione e ricerca di un’espressione interiore.
La carriera artistica di Roberto Agnelli, fedele a questa tendenza, si muove con curiosità tra media, tecniche e approcci stilistici diversi: dalla pittura alla scultura, dal disegno alla fotografia, fino all’elaborazione digitale.
Le sue opere cercano di ricostruire un ordine in un apparente disordine, inseguono forme che dettano un ritmo interno, o ancora creano figure che evocano una narrazione sospesa. Attraverso il suo sperimentalismo tecnico ci propone la sua visione, anzi re-visione, della realtà e delle re(l)azioni umane e, allo stesso tempo, stimola e mette alla prova la nostra capacità di visione.
L’opera pittorica di Agnelli ci immerge in un mondo interiore, talvolta dominato da colori intensi che si addensano in forme astratte e che trasmettono un senso di lento e costante movimento: come in Polaris (2015), in Iride (2014) o Ikebana (2013).
In altri casi, la superficie pittorica si frammenta, si scompone ed esce dai confini del suo supporto per ricombinarsi in una nuova struttura che invade idealmente lo spazio esterno: è la conquista di lavori come Fire and ice (2013) e di Progetto Luna, dove il confine con la tridimensionalità della scultura si fa sempre più sottile.
Altrove, ancora, è la presenza umana a comparire sulle tavole, una presenza che si concentra su sentimenti profondi, personali e universali al tempo stesso (come in Inner Self, 2014), oppure denuncia la difficoltà delle relazioni interpersonali (Eredi, 2006) o i ritmi di vita talvolta opprimenti a cui la società contemporanea vorrebbe soggiogarci (L’uomo distratto, 2017; Allegro parassita, 2017).
Appaiono, sporadicamente, elementi meccanici: ingranaggi e piccole componenti industriali che, se in generale si collegano al dato biografico dell’attività lavorativa, ricombinate sulla tavola e immerse nel colore acquistano una valenza particolare.
In Rust (2007) essi diventano il simbolo ironico di
un meccanismo innescato, dinamico, ma al tempo stesso per sempre bloccato: le lancette di questa curioso orologio, dipinte, sono destinate a non muoversi mai e a rimanere sospese alle 4:03.
Proprio dalla meccanica e dall’ingranaggio parte, peraltro,
la ricerca fotografica di Agnelli: occasione privilegiata per analizzare la realtà con un filtro visivo particolare, capace di mettere a fuoco di volta in volta uno scorcio insolito o un particolare ravvicinato e di caricarlo di un nuovo significato. Gli elementi industriali e i componenti artificiali, colti dall’obiettivo spesso ravvicinato, che esclude il contesto ambientale, descritti con un gioco di piani alternati e messe a fuoco differenti, diventano protagonisti di un racconto che dura quanto la lunghezza di qualche scatto.
I piccoli ingranaggi si animano, desiderosi di fuggire dalla produzione di massa e dall’omologazione (che dovrebbe essere la loro principale qualità); gli strumenti del lavoro industriale si alternano nelle foto come nella catena di montaggio, descrivendo una sequenza squisitamente narrativa.
Massicci elementi architettonici in cemento, ancora, rievocano forme naturali oppure si articolano, fotogramma dopo fotogramma, come se costituissero le vignette di un fumetto inventato.
Apparentemente assegnate ad una categoria opposta sono le fotografie di soggetti naturali: contesti verdeggianti o densi di colore, scorci più ampi o particolari ingranditi che attirano e stuzzicano la curiosità dello spettatore.
Ritornano, però, anche qui la ricerca di ordine e di senso in un apparente caos, la sensazione di un tempo sospeso che richiama alla memoria atmosfere da fumetti o, meglio, quasi da fiaba.
A fare da cerniera ideale tra pittura e fotografia si inserisce una breve rassegna di disegni (Mani, 2019).
Poiché da qui parte, e qui veramente si mette alla prova, il talento dell’artista: dal tratto di matita sul foglio di carta, che si muove leggero ma deciso per costruire o ritrarre.
La mano dell’artista è la sua mente: decide come dipingere o quando scattare una foto; conosce davvero la realtà quando la riproduce, la reinterpreta e se ne appropria riportandola su un foglio bianco.